ENERGIA, originalità, immediatezza sono i codici genetici di un buon rock. Si riconoscono subito, d'istinto, come il palato di un sommelier identifica un buon vino. Che poi le vie del rock siano sempre più numerose, quasi quante le strade che portano a Roma, poco importa. E' il modo di viaggiare che fa il rock, non è una semplice questione di tecnica, suoni e scrittura, di manierismi. E' con quel suo spirito di libertà, con le sue capacità di travestimento che il rock ammalia.
Una fresca dimostrazione la offre Elvis Costello, rocker londinese di razza, insieme al Brodsky Quartet, quartetto d'archi di buona fama.
Costello resta affascinato dai concerti in cui il Brodsky Quartet interpreta Haydn, Schubet e Bartok; i quattro musicisti si mescolano al pubblico durante le esibizioni di Elvis. Un giorno s'incontrano e nasce l'idea di un comune progetto musicale. Un'esibizione dal vivo nel luglio scorso a Londra, e ora il disco "The Juliet letters" (Warner Bros., 1 Cd, Lp, Me), di cui è disponibile anche in ottimo video.
L'idea del disco nacque quando Costello apprese che un professore veronese si era accollato l'onere di rispondere alle lettere indirizzate a Giulietta Capuleti, protagonista del dramma d'amore cantato da Skakespeare. Sono così nati venti brani i cui testi sono altrettante lettere: un ventaglio dei sentimenti umani in forma di missiva, dall'amore alla tragedia di un suicidio, dai pensieri di un bambino ad un messaggio pubblicitario.
Nella presentazione di "The Juliet Letter", Elvis Costello chiarisce che il disco "non è il mio tentativo di avvicinarmi alla musica classica così come non è il primo album di rock del Brodsky Quartet. Insieme si è voluto esplorare la poco sfruttata combinazione di voce su un quartetto d'archi". Le precedenti scaramucce tra formazioni classiche e rocker avevano generalmente creato mostri. Furono i Beatles (in particolare McCartney) che si distinsero esplorando la via neobarocca con "Eleanor Rigby" e "Penny Lane". Nel caso di "The Juliet Letter" la scrittura delle composizioni è stata frutto di un lavoro di collaborazione tra Costello e i quattro Brodky.
Un originale concept-album, piacevole dove lieder e musica popolare s'intrecciano piacevolmente, dove l'eleganza degli archi affronta ritmi inconsueti e la voce si modula a forme melodiche e armonie particolari. Costello è il massimo teorico del kitsch e qui raggiunge il culmine della sua esplorazione in 1 questo territorio rischioso. In I questo caso il termine kitsch non è inteso nella sua accezione negativa. Anzi. Il disco è bizzarro, ma merita un caldo apprezzamento perchè contiene ciò che oggi il rock offre raramente: l'audacia intellettuale, il rigore, l'onestà.
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