Udine – “Le mie intenzioni sono sincere”, così si presenta al suo pubblico di Udine Elvis Costello, un giovanotto di quarantatré anni, con un’onorata carriera di eclettico e raffinato musicista alle spalle, iniziata nell’epoca punk del 1976 con l’album “My aim is true”. Nel concerto di martedì sera, la sola data di “rock” compresa nella stagione musicale ufficiale del Teatro Nuovo, si è confermato come compositore e cantante (in Italia si potrebbe dire cantautore) di rara ispirazione e profondità. In scena accompagnato dalla sola chitarra o affiancato da Steve Nieve, che suona il piano a coda in modo eccellente, ha a poco a poco conquistato lo strano (per un concerto pop) pubblico presente in sala, composto da una nutrita compagine di distinte signore e signori nell’età delle nozze d’argento. Ebbene, il gentleman Declan MacManus, in arte Elvis Costello , attraverso la comunicativa delle sue ballate acustiche cantate in inglese, è risultato gradevole e accessibile per tutti.
Il concerto, nel silenzio più assoluto, è iniziato con una di quelle ballate spigolose che sembrano rubate al repertorio Weill-Eisler, e da subito si sono prospettate le potenzialità di un organico, due strumenti e voce, decisamente coraggioso per un cantante “pop” sotto le luci della ribalta. “Io parlo solo il mio buffo italiano”, esordisce Elvis fra un brano e l’altro, e cerca di spiegare le storie legate alle canzoni, quali “Temptation”, “The green god of jealousy”, oppure “O mistress mine” presa dall’album con il sassofonista John Harle, ispirata dalle liriche di Shakespeare. “Voglio proporre una bella carrellata di canzoni perché non so quali, voi el pubblico, conoscete o volete sentire” e così che la sequenza di ballads, scelte fra le oltre trecento del repertorio di Costello, infila una dietro l’alra le versioni essenziali e per questo magnificamente sincere di “Ellison” cantata intimamente al buio nella sala o “My aim is true”, “Grace of my heart” che farà parte del suo futuro album con Burt Bacharach le bellissima “Shipbuilding” ai tempi cantata da Robert Wyatt.
A grande richiesta, ben tre bis hanno riportato i due sul palco con “Almost blue” e “All this useless beauty”, sequita poi da una versione riarrangiata dall’album “The Juliet Letters” e, dopo una tenace acclamazione, il terzo bis, questa volta senza microfono, cantando nel modo più naturale per stare più naturale per stare più vicino al “suo” pubblico.
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